mercoledì 29 giugno 2011

La seta? Biologica e cruelty-free è meglio

Negli ultimi decenni i capi in seta si sono sempre più diffusi perdendo la loro connotazione di prodotto d’elite.

La sua lavorazione era già conosciuta nel 6000 ac e, per millenni, la seta si è imposta come un bene di lusso.

Adesso dalla Cina riparte una produzione di qualità che ha il vantaggio di coniugare la qualità della fibra al rispetto per l’ambiente.

Ci ha pensato SABA, una joint venture svizzero-cinese che, nella provincia di Sichuan ha piantato 600mila gelsi con lo scopo di creare una condizione ideale per il baco da seta che si nutre quasi esclusivamente delle foglie di questi alberi.

Il progetto mira a garantire una maggiore biodiversità in quanto si tratta non di una monocultura ma di una consociazione di tipo biodinamico che implica l’integrazione con altri alberi, tra cui quelli da frutto, e in quanto prevede la rinuncia a concimi di origine sintetica, agli antibiotici e agli ormoni della crescita ampiamente utilizzati nelle colture convenzionali.

Inoltre sembra che, in virtù dell’alimentazione equilibrata, i bachi producano dei filamenti di pregio.

L’ingresso della produzione biodinamica nella provincia di Sichuan afferma anche migliori condizioni di vita per la popolazione locale, garantendo una settimana di 5 giorni lavorativi, l’esclusione assoluta di lavoro minorile e prezzi minimi garantiti per i coltivatori.

Il consumatore avrà la garanzia di un prodotto esente da sostanze nocive, certificato anche per le fasi di lavorazioni secondo il GOTS, Global Organic Textile Standard.

Noi di Equology Ethic Competence vi suggeriamo però, se possibile, di preferire capi realizzati in seta etica, ovvero cruelty-free perchè realizzata senza ricorrere alla tradizionale bollitura dei bachi ma raccogliendo ciò che rimane dei bozzoli dopo che sono nate le farfalle.

Come ad esempio le splendide sciarpe di Campeche che oltre ad essere disponibili in cotone e lino biologici, sono anche prodotte con la seta bourette.

Campeche offre collezioni che comprendono abbigliamento e accessori per donne, uomo e bambino tutti in filati ecologici e tinti solo con colori naturali di origine vegetale certificati GOTS (Global Organic Textile Standard).

Per saperne di più ascolta la video intervista a Marco Clerici, responsabile marketing di Campeche o visita il sito http://www.mycampeche.it/





martedì 28 giugno 2011

"Mamme fanno impresa", progetto per orientare mamme aspiranti imprenditrici

I dati sono preoccupanti soprattutto per quanto riguarda la finestra dell’Italia femminile che lavora. Conciliare vita famigliare e lavoro appare nell’Italia del 3° millennio un’impresa titanica! Ottocentomila donne “licenziate” o costrette a lasciare il lavoro a causa della maternità. Ovvero l’8,7% delle donne lavoratrici con almeno un figlio. Tante sono le mamme che, nel 2010, hanno abbandonato il mondo del lavoro o sono state costrette a farlo.

I dati del Rapporto Annuale Istat 2011 sullo stato dell’Italia mostrano uno spaccato della situazione lavorativa al femminile desolante: una volta lasciato il lavoro, solo il 40,7% delle donne ha ritrovato un impiego.
Infatti, sempre secondo l’Istat, su 100 donne licenziate o indotte a dimettersi, riprendono a lavorare in 15 al Nord e in 23 al Sud.
A subire l’allontanamento dal lavoro a causa della maternità sono soprattutto le mamme giovani (13,1%) quelle che vivono al Sud (10,5%) e quelle con titoli di studio più basso (10,4%).

Per chi invece riesce a tenerlo, il lavoro, il divario con gli stipendi maschili, è ancora notevole. La retribuzione netta mensile delle lavoratrici dipendenti è di 1.077 euro contro i 1.377 degli uomini, circa il 20% in meno.

Se confrontati al resto dei Paesi europei, inoltre, i dati sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro sono allarmanti: nel 2010 il tasso di occupazione al femminile si è arrestato al 46,1%, il 12% in meno rispetto alla media europea.

Rare le aziende quindi che agevolano le donne in generale e il diritto alla maternità.
Preca Brummel è una di queste: azienda produttrice di abbigliamento per bambini 0-16 anni, partendo dal principio per cui nessuno meglio di una mamma può capire le esigenze di un'altra mamma, ha sviluppato il progetto "Mamme fanno impresa".

Obiettivo è quello di sostenere e supportare le donne che si vogliono reiventare imprenditrici dopo e unitamente alla sfida di essere mamme in una società che non valorizza abbastanza le donne in generale e che spesso penalizza quelle che decidono di diventare madri.

L'azienda punta quindi su di loro affiacandole e incentivandole ad entrare nella propria rete commerciale, condividendo con le neo imprenditrici rischi ed opportunità.

Per saperne di più: http://www.mammefannoimpresa.it/

lunedì 27 giugno 2011

I trattamenti e le creme anticellulite funzionano davvero? Nivea e L'oreal multate

Le creme, per quanto pubblicizzate, possono contribuire a rendere più morbida e idratata la pelle, a migliorarne l’aspetto in superficie, ma non servono a risolvere radicalmente il problema della cellulite.
Lo dice la fondazione tedesca Warentest che ha testato otto prodotti cosmetici: tutte hanno ottenuto un voto insufficiente.
Alcuni esempi?
Nel 2009, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, aveva censurato la campagna pubblicitaria e il sito internet di Nivea My Silhouette, in quanto prometteva la riduzione fino a 3 cm di coscie, fianchi e giro vita. Tale effetto veniva ricollegato alla presenza nel prodotto di alcune sostanze, quali Thè bianco e estratto di Anice.
Era stata inoltre censurata, la pubblicità del trattamento Good Bye Cellulite, sempre della Nivea.
L'IFO ( Istituto Fisioterapici Ospedalieri) incaricato dall'Autorità di valutare l'attendibiltà scientifica delle promesse, aveva ritenuto che, la documentazione prodotta non fosse sufficiente a dimostrare l'efficacia del trattamento. L'Antitrust aveva quindi sanzionato Nivea con una multa di 150.000,00 euro.
Nel 2010, il Tar Lazio a seguito del ricorso presentato, dalla società Beiesdorf (titolare del marchio Nivea) aveva annullato la pronuncia dell'Agcom.
Nel mese di ottobre 2010, l'Agcm ha riaperto il procedimento, sulla base dei nuovi documenti presentati dalla società, della relazione predisposta dal Direttore scientifico dell'Istituto Dermatologico San Galliano, ha ribadito la scorretteza dei messaggi publicitari, ai sensi degli art. 20 e 21, comma 1, lettera b), del Codice del Consumo e confermato la sanzione di € 150.000 e ha inoltre disposto l'adeguamento delle confezioni di vendita del prodotto My Silhouette.

Anche l'Oreal, multinazionale francese. è stata multata.
I casi riguardano Lifactiv Retinol HA, la crema che promette di dare risultati visibili in quattro giorni, di consentire la scomparsa totale delle rughe e di prevenirle in toto e Cellu-metric di Vichy, l'anticellulite che avrebbe la capacità di ridurre del 20% gli "inestetismi della cellulite" alias la buccia d'arancia.

Per l'Antitrust la documentazione offerta dalla multinazionale dei cosmetici non offre adeguato sostegno "ai vanti di efficacia espressi nei messaggi" mentre, riguardo al possibile effetto sulla pelle a buccia d'arancia, si ricorda come l'Istituto superiore di Sanità abbia ribadito che tale inestetismo "non può essere risolto attraverso l'impiego di prodotti cosmetici".
E per questo ha comminato una multa complessiva di 270 mila euro per pratica commerciale scorretta

È sempre di 100 mila euro la sanzione amministrativa inflitta alla L'Oreal per il prodotto Ultralift di Garnier, il cui spot tv prospettava un'efficacia antirughe, con un effetto distensivo della pelle apprezzabile in un'ora, e con una riduzione delle rughe marcate in 15 giorni.
Per il Garante, infatti, «l'efficacia antirughe che può essere legittimamente ascritta al prodotto non corrisponde a quella di un totale appianamento della rugosità dopo un'ora o dopo 14 giorni, come il messaggio indurrebbe a ritenere».


Cosa fare allora per combattere la cellulite? Meglio sicuramente adottare un’alimentazione corretta ed equilibrata e fare regolarmente attività fisica che, oltre a renderci più belli e sani, ci fa sentire più felici e in armonia con noi stessi.






FONTI:

www.test.de/presse/pressemitteilun-gen/Cellulite-Produckte-Keine-sichtbare-Wirkung-Alle-mangelhaft-1774836-2774836/
http://www.adiconsum.it/
http://www.helpconsumatori.it/news.php?id=27026
Mensile Terra Nuova

venerdì 24 giugno 2011

Cucina insieme a noi questo fine settimana e fai bene alla tua salute, all'ambiente e agli animali senza rinunciare al gusto

La chef Simona Volo ci spiega come cucinare una facile e saporita ricetta vegana, il seitan al limone.
Il seitan è un valido prodotto per chi è già veg e per chi vuole consumare un alimento vegetale molto simile alla carne per consistenza, contenuto di proteine e di calorie.


Si tratta di un derivato del grano e, in quanto tale, manca di alcuni aminoacidi essenziali che possono essere aumentati se lo si cucina con la salsa di soia.
La quantità di grassi è bassissima non contiene colesterolo ed è estremamente versatile in quanto può essere cucinato in svariati modi, sostituendo la carne in tutte le ricette della nostra tradizione culinaria, dalle scaloppine agli arrosti, dalle cotolette agli spiedini.
Il seitan è reperibile nei punti vendita delle insegne della grande distribuzione e nei negozi di alimenti biologici e macrobiotici.

Segui la ricetta proposta dalla nostra vegan chef e preparala per te e i tuoi amici: farai bene alla vostra salute, all'ambiente e agli animali!
Sponsor della sessione di cucina BioAppetì. linea 100% vegetale e biologica.

Buon appetito!





http://bioappeti.com/








giovedì 23 giugno 2011

La vita del pianeta è nelle nostre mani

"Il costante ripetersi di eventi che mettono a rischio la salute del pianeta, oltre alla pratiche nocive per l'ambiente che sono state messe in atto a partire dalla seconda metà XIIX secolo, impongono oggi un forte impegno da parte dell'intera comunità in quanto l'ambiente è un bene di tutti ed è necessario che ciascuno faccia la propria parte per preservarlo prima che sia troppo tardi.
I problemi da affrontare sono molti ma sarà solo attraverso la diffusione dell'informazione e l'adozione di strategie pragmatiche e realizzabili che potremo ottenere comportamenti più virtuosi da parte di tutti."

Questo è ciò che afferma Low Impact, associazione nata per divulgare e promuovere l'impegno per la salvaguardia del pianeta.

Low Impact ha introdotto un approccio nuovo al Risparmio Ambientale.
Tale approccio consiste nella condivisione delle responsabilità rispetto al tema del Risparmio Ambientale tra istituzioni, imprese e cittadini.
Secondo Low Impact ciascuno può fare la sua parte.

Le imprese e le istituzioni, che sono i soggetti che incidono maggiormente sull’ambiente, possono adottare comportamenti e decisioni più orientati al Risparmio Ambientale, così come previsto dai Disciplinari Low Impact. Solo rispettandoli possono entrare a far parte dell’Associazione.
Ma loro non sono i soli soggetti a doversi impegnare perché anche noi privati cittadini possiamo fare la nostra parte e possiamo svolgere un ruolo di assoluto rilievo.

Per approfondimenti e per scoprire come anche tu puoi fare la tua parte visita il sito http://info.lowimpact.it/

mercoledì 22 giugno 2011

Foglie di tè verde portatrici di salute e benessere

Le origini del té si perdono nel tempo.


In Cina si narra che l'imperatore Shen Nung fu il primo bevitore di té verso il 2700 a.C., mettendo le foglie della pianta dentro una brocca di acqua bollente dando così inizio a questa usanza .

Dal secondo secolo d.C. alcuni testi medici cinesi riportano i benefici ottenibili dal té, mentre un monaco giapponese, Eisai, nel 1211 d.C. scrisse un libro intitolato "mantenere la salute bevendo té" dove scrisse:"

Il té è una medicina miracolosa per mantenere la salute, ha lo straordinario potere di prolungare la vita."

Nel sedicesimo secolo, gli esploratori europei che per primi provarono il té dichiararono di averlo usato per combattere febbre, mal di testa, dolori articolari e mal di stomaco.

Che si creda oppure no a questi racconti, si deve riconoscere che le foglie di questa pianta sono utilizzate da almeno 4000 anni e che da sempre sono ritenute portatrici di salute.

Tecnicamente, per esser chiamato té, il prodotto deve essere ricavato dalle foglie della"camellia sinensis", una pianta sempreverde.
Ci sono in tutto tre tipi di té: nero, oolong e verde, così classificati secondo il metodo di lavorazione e che differiscono dalla durata della fermentazione delle foglie.
Quello nero viene essicato e fermentato, l'oolong parzialmente fermentato, mentre quello verde viene solamente lavato e riscaldato per prevenire la fermentazione.

Per quanto riguarda quello verde, da qualche anno si fa un gran parlare dei prodotti a base di tè verde, proposti ai consumatori come veri e propri elisir di bellezza, antidoti contro l'invecchiamento e dimagranti.

Ma i suoi benefici sulla salute vanno oltre.
Per saperne di più vale la pena di visitare il blog di Christian Casella, dottore in scienze motorie ed esperto di dietetica energetica: http://www.ilmioequilibrio.blogspot.com/

Noi di Equology Ethic Competence vi consigliamo, se possibile, di sceglierlo bio!

martedì 21 giugno 2011

Hai mai pensato di girare il mondo di fattoria in fattoria?

Se non hai ancora deciso dove trascorrere le vacanze, se ti piacciono la vita all'aperto e la campagna, se vuoi cercare di cambiare il mondo adottando per primo uno stile di vita rispettoso dell'ambiente, allora WWOOF fa per te!


Wwoof è un'organizzazione nata 35 anni fa in Inghilterra per far conoscere e promuovere il biologico e il biodinamico.

L'idea é partita da Sue Coppard (che all'epoca viveva a Londra), che voleva organizzare durante un week-end un soggiorno in fattorie biologiche in cambio del suo lavoro. Gradualmente sempre più persone sono state coinvolte grazie alla possibilità di avere una pausa in campagna; contemporaneamente un numero sempre maggiore fattorie ha offerto alloggio e cibo in cambio di aiuto e di entusiasmo.

Da allora WWOOF é cresciuta moltissimo ed ora esiste in molti Paesi del mondo, tra cui l'Italia.

La lista italiana WWOOF include aziende agricole di piccole e medie dimensioni, tutte biologiche e biodinamiche e alcuni soci vivono delle loro coltivazioni e vendono i loro prodotti, mentre altri vogliono solamente essere autosufficienti, o semplicemente coltivare i propri ortaggi biologici.

Se volete provare questa nuova esperienza ed avere ospitalità, vitto e alloggio in cambio del vostro aiuto, sono sufficienti voglia di imparare e capacità di adattarsi ad uno stile di vita contadino.

Allora .... buona vacanza!



lunedì 20 giugno 2011

Cultura è cibo per l'anima: campagna di comunicazione collettiva per il diritto alla cultura

Cultura è cibo per l'anima è la campagna di comunicazione collettiva in difesa del diritto alla cultura voluta dalla Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura per sensibilizzare sul ruolo di teatri, cinema, biblioteche, musei e università.




I tagli e la crisi economica hanno già avuto effetti molto negativi sull'intero settore e proprio nel momento in cui l'impoverimento culturale in Italia è sotto gli occhi di tutti è importante riaffermare con forza che la cultura è un fattore essenziale per la realizzazione di una società partecipata e democratica a tutti i livelli.



I documentaristi dell’Associazione D.E-R. hanno già realizzato una prima serie di 12 spot focalizzati sull'importanza della cultura come bene comune e come elemento di crescita per tutto il paese.
Gli spot, ciascuno della durata un minuto, intendono sensibilizzare lo spettatore cittadino su ciò che il futuro ci riserva se non si interviene con determinazione e creatività contro una tendenza che a volte sembra inarrestabile: teatri, cinema, biblioteche, musei e università che perdono il loro ruolo culturale e che si avviano a diventare luoghi fantasma...

Per saperne di più o per partecipare attivamente alla diffusione della campagna e alla realizzazione di nuovi spot visitate il sito: http://www.culturaciboperlanima.it/

venerdì 17 giugno 2011

A scuola di cucina con BioAppeti e i Vegan Chef

Molti credono che chi ha scelto di seguire un'alimentazione veg deve rinunciare al piacere della buona tavola.
Noi di Equology Ethic Competence vogliamo dimostrarvi che non è così.

Vi chiediamo di munirvi di carta e penna e di seguire la Chef Felicia che ci propone una gustosa e raffinata ricetta: Tempeh con asparagi.

Il tempeh è un prodotto fermentato a base di fagioli di soia cotti, caratteristico dell'Indonesia.


Si presenta in panetti compatti che, una volta tagliati a fetta, permettono di distinguere ancora la forma dei fagioli di soia.
E' un alimento molto interessante dal punto di vista nutrizionale perchè, oltre ad avere un elevato contenuto di proteine, è anche ricco di vitamina B12, le cui fonti sono scarse in una dieta vegan. Contiene grassi insaturi e lecitina, è privo di colesterolo, è ricco di fibre e rappresenta un'ottima alternativa ai prodotti di origine animale.
Si presta bene a sostituire la carne in molte ricette della nostra tradizione culinaria.

Lo potete acquistare nei negozi di prodotti naturali e macrobiotici: quello della linea BioAppetì è ottimo ed offre un buon rapporto qualità/prezzo.

Invece gli asparagi, bianchi o verdi, si trovano da aprile a giugno. Grazie alle ottime proprietà depurative e diuretiche, alleggeriscono la circolazione e sono indicati per chi soffre di ipertensione arteriosa: sono anche ricchi di vitamine, in particolare la C, e sali minerali e c'è chi sostiene che siano antidepressivi e afrodisiaci!

Non ci resta che invitarvi a seguire il video e.... buon appetito!

http://www.veganblog.it/author/felicia/

http://bioappeti.com/









giovedì 16 giugno 2011

LAV lancia una sfida a chi non è Veg: diventarlo per un fine settimana

LAV da tempo promuove, attraverso la campagna Cambiamenu, lo stile alimentare veg spiegando quali sono le ragioni a favore della scelta veg non solo dal punto animalista ma anche da quello dell'ambiente e della salute

Per far fronte alla sempre crescente richiesta di carne da parte dei Paesi dell'Occidente e del sud del mondo stiamo distruggendo il nostro pianeta.

Il 70% di quanto disboscato del Polmone Verde del mondo, ovvero la Foresta Amazzonica, è stato destinato alla creazione di pascoli e alla coltivazione di cereali per produrre mangimi per gli animali da allevamento.

Il 90% della soia prodotta nel mondo non va al consumo umano e priva di cibo i Paesi poveri.

L'iper produzione di carne provoca anche un forte inquinamento a casua dei gas serra prodotti dagli allevamenti intensivi e dalle deiezione degli animali che vi sono rinchiusi.

In sintesi 1 kg di carne costa, in termini ambientali, 35 mq di foresta, 15.500 litri di acqua, 15 kg di cereali, 36 kg di Co2.

E quanto costa alla salute? L'eccesso di consumo di carne è la causa di numerose e gravi malattie, dall'obesità al diabete, dall'osteoporosi all'ipertensione, dalle malattie cardiovascolari al cancro.

La dieta veg è la risposta per cercare di fermare di tutto questo.


Allora perchè non provare a mangiare veg almeno per un fine settimana?




Per saperne di più e per trovare gustose ricette veg: http://www.cambiamenu.it/

 

mercoledì 15 giugno 2011

Ma la bicicletta piace agli italiani?

Nonostante sia risaputo che la bicicletta giova alla salute in termini di allenamento muscolare, miglioramento della circolazione e dimagrimento e che risolve in un colpo solo il problema del parcheggio, delle code nel traffico e del costo di benzina, assicurazione e bollo, agli italiani in realtà piace poco.


Lo dice la rivista Natural Style, secondo cui la bici viene usata almeno 3 o 4 volte alla settimana solo dal 9% della popolazione italiana e non più di 1 o 2 volte dal 14%.
Infatti la maggior parte degli italiani, ovvero il 75%, la
utilizza rarisssimamente.
Tra le ragioni per cui si sceglie di andare in bicicletta, al primo posto c'è la salute (35%), poi il tempo libero (25%), l'economicità (17%) e il problema del traffico e le code (16%) e, solo all'ultimo posto, la difesa dell'ambiente (5%).


Chissà se la passione per la bici, col tempo, non attecchirà sempre più anche in Italia, magari facendoci arrivare ai livelli di Manhattan a New York, dove il 77% degli abitanti ha completamente abbandonato l'auto in favore della bicicletta. 
Per ora, nel nostro Paese, solo a Bolzano è avvenuto il sorpasso della bici sull'auto: gli spostamenti in bicicletta hanno superato quelli in automobile del 2% (29 contro 27 per cento), grazie anche all'amministrazione comunale che ha realizzato oltre 50 chilometri di piste ciclabili (fonte: Virgilio Donne).


martedì 14 giugno 2011

Responsabilità estesa del produttore: criticità e punti di forza di una strategia innovativa

Mercoledì 15 giugno a Roma si terrà il convegno internazionale “Responsabilità Estesa del Produttore: criticità e punti di forza di una strategia innovativa”, organizzato da Low Impact e Cooperativa ERICA nella sala delle colonne della Camera dei Deputati, in via della Mercede 55.

La responsabilità estesa del produttore (Epr) è una strategia disegnata per promuovere l’integrazione dei costi ambientali sostenuti nella produzione e utilizzazione di un bene, nel corso del suo ciclo di vita, nel prezzo prodotto stesso.
E’ stata ufficialmente introdotta nell’ordinamento giuridico con la direttiva europea quadro sui rifiuti 98/2008 e recepita dallo Stato   Italiano con il decreto 205/10.

Il Governo ha ora il compito, attraverso specifici decreti, di regolamentarne l’attuazione.

Il convegno intende quindi porre l’attenzione sulle criticità e sui punti di forza dell’applicazione di questa strategia, in Italia e in Europa, sotto diversi punti di vista.

A moderare il dibattito sarà Roberto Cavallo, presidente di ERICA, azienda leader in Italia per la comunicazione ambientale. Sono quindi previsti interventi di Andrea Cinosi, presidente di Low Impact, e di Pietro Di Paolo, assessore alle attività produttive e rifiuti della Regione Lazio. Thomas Lindhqvist, della Lund University (Svezia), parlerà quindi delle esperienze europee, mentre Angelo Monfredini (Xerox SpA), Luigi Langella (Seat) e Walter Facciotto (CONAI – Consorzio Nazionale Imballaggi) porteranno la voce delle aziende sull’Epr.

«L’Associazione “Low Impact” è nata con l’obiettivo di diffondere la cultura del Risparmio Ambientale e di creare le condizioni perché tutti i soggetti siano facilitati nell’adottare impegni concreti in tal senso – afferma Andrea Cinosi Presidente di Low Impact. Trattandosi della prima volta che una tematica di tale rilevanza viene approfondita in maniera autorevole in Italia, il convegno organizzato in collaborazione con Cooperativa Erica è una testimonianza della strategia vincente adottata da Low Impact che mira alla promozione di comportamenti concreti per il Risparmio Ambientale e promuove un’azione sinergica di tutti i soggetti coinvolti nella difesa ambientale, come significativamente dimostrato da temi complessi e delicati come quello della Responsabilità Estesa del Produttore».


«Solo una stretta collaborazione tra autorità locali imprese e cittadini permetterà una reale sostenibilità dello sviluppo – spiega Roberto Cavallo, Presidente di ERICA. In questo quadro, pensando ai rifiuti, per consentire ai cittadini di fare una raccolta differenziata ottimale e alle imprese di essere competitive sul mercato, occorre un minor utilizzo di risorse ed una loro completa riciclabilità. Le prime esperienze maturate in Europa e anche in Italia testimoniano come questo binomio, catalizzato dalle autorità pubbliche, è la sintesi di un approccio vincente per tutti, anche per un’economia locale diffusa che può permettere di superare la crisi grazie al riutilizzo, recupero e riparazione di oggetti che richiedono appunto una responsabilità del produttore che non si chiude con l’immissione del bene sul mercato, ma traguarda al riutilizzo del bene stesso, anche sotto altra forma.

Questo convegno è la prima occasione in Italia per riflettere a tutto tondo su come l’applicazione in Italia dell’art. 8 della direttiva quadro sui rifiuti possa aprire nuove strada verso traguardi di sostenibilità che portino ad azzerare i rifiuti da avviare a smaltimento».

Fonte: http://info.lowimpact.it/

lunedì 13 giugno 2011

Le Tar Sands - Lush lancia la campagna europea contro il loro sfruttamento

Partirà il 15 giugno la campagna Tar Sands che Lush lancia contemporaneamente in tutta Europa.
Obiettivo: fermare lo sfruttamento delle sabbie bituminose canadesi sensibilizzando gli ignari cittadini, i Governi e i membri del Parlamento Europeo.
Per un’intera settimana tutti i negozi Lush, in più di 20 paesi europei, diventeranno dei centri per la campagna contro lo sfruttamento delle Tar Sands.
Chiunque potrà passare in una bottega Lush per saperne di più sulla questione, ritirare del materiale informativo, e firmare una cartolina di sensibilizzazione indirizzata al Parlamento Europeo.
Ma in cosa consiste il problema delle sabbie bituminose, chiamate in inglese Tar Sands?
Con l’incremento del prezzo del petrolio e la prospettiva dell’esaurimento delle fonti a basso costo, l’industria petrolifera sta sviluppando processi di estrazione del petrolio alternativi. Tali processi, ritenuti fino ad ora anti economici per via delle condizioni estreme di estrazione e lavorazione che richiedono, possono comportare rischi ambientali elevatissimi come il disastro della piattaforma di estrazione Deepwater Horizon ha mostrato a tutto il mondo. Uno di questi nuovi processi è l’estrazione di olio pesante dalle Tar Sands.



Le Tar Sands sono sabbie bituminose, presenti nella regione dell’Alberta, in Canada, dalle quali si può estrarre petrolio. Il processo di lavorazione delle Tar Sands è molto dannoso per l’ambiente: vaste aree di antiche foreste vengono rase al suolo, e immense voragini vengono scavate per estrarre le sabbie bituminose. Senza contare poi la costruzione di enormi centrali, la quantità di acqua impiegata ad altissima temperatura e il dispendio di gas e di energia necessari. Il risultato è la devastazione di intere aree trasformate in scenari apocalittici, con il conseguente impatto sulla vegetazione, sugli animali, sulle popolazioni indigene e sul clima.


Le Tar Sands sono un problema globale.


Le foreste del Canada sono uno dei grandi polmoni verdi della Terra, il loro abbattimento riguarda tutti noi. Così come l’impatto climatico della lavorazione delle Tar Sands. L’estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose richiede un’enorme quantità di energia. Semplificando, l’ estrazione gravimetrica a vapore utilizza una grande quantità di gas naturale per scaldare l’acqua, che viene poi mischiata con la terra per separare il petrolio dalla sabbia, rendendolo abbastanza liquido da poter essere recuperato e raffinato. Si stima che le emissioni di CO2 rilasciate da questo tipo di estrazione siano da 3 a 5 volte superiori rispetto ai metodi di estrazione tradizionali.


Molte banche e corporazioni europee stanno finanziando questa devastante attività estrattiva: Total, Shell, BP, Banca Intesa e Barclays sono tra i più importanti investitori.
A breve il Parlamento Europeo dovrà decidere se vietarne l’importazione in Europa con la direttiva sulla qualità del combustibile.

È il momento di far conoscere il problema, di farci sentire, di fermare lo scempio ed impedire che le Tar Sands arrivino in Europa!


In questo momento, il Canada e le aziende petrolifere stanno guardando l’Europa come prossimo mercato, ma siamo ancora in tempo per impedire che succeda!

Fonte: Vita Sgardello - vita@lush.it - http://www.lush.it/








venerdì 10 giugno 2011

Il riciclo evoluto e intelligente di pneumatici, camere d'aria e cinture di sicurezza

In America e in Europa si consumano ogni anno più di 10 milioni di tonnellate di pneumatici. In Italia circa 400.000 tonnelato all'anno.

Tutti usiamo i pneumatici ma non tutti sappiamo che si tratta di un prodotto non biodegradabile che si consuma velocemente e che è molto difficile da smaltire.

Per decomporre i pneumatici, i batteri impiegherebbero più o meno cento anni: se invece venissero bruciati in discarica si sprigionerebbero nell'aria vapori sulfurei e composti organici clorurati. Mentre se fossero seppelliti, sarebbero le generazioni dopo di noi a ritrovarsi degli inquinanti  nocivi nel terreno.

Non resta quindi che trovare soluzioni per recuperarli, inventando nuovi modi di utilizzarli.

Interessante e molto utile dal punto di vista del rispetto dell'ambiente e dell'innovazione è il crescente riutilizzo dei pneumatici nel design e nella moda.

Tra le linee più interessanti, originali e creative nell'ambito dell’eco-fashion troviamo le collezioni di Hell's Kitchen, azienda italiana fondata dallo stilista veronese Marco Lai.

Gli articoli Hell's Kitchen sono interamente assemblati a partire dalle camere d’aria di pneumatico, vecchi tessuti in camicia e cinture di sicurezza dell’auto.

Non esiste un pezzo uguale all’altro: ogni borsa, porta il segno distintivo di una storia diversa ed originale.
Si tratta di capi artigianali, interamente realizzati con materiali vintage e procedure attente all’ambiente e per questo sinonimo di una nuova dimensione di eccellenza per la quale l'azienda è famosa nel mondo.
Riuso intelligente dei materiali e ricerca della qualità completano la ricetta urban-chic di Hell’s Kitchen che, per la prima volta, presenta la propria collezione P/E 2012 all’80° Pitti Immagine Uomo, che si tiene nella storica Fortezza dal Basso a Firenze dal 14 al 17 giugno.
http://www.pittimmagine.com/it/fiere/uomo/ : Sala della Guardia, Stand n. 14.


Hell's Kitchen è quindi la linea dedicata a chi cerca uno stile versatile e non omologato, un look culturalmente evoluto e vuole contemporaneamente farsi portatore di un messaggio di responsabilità e rispetto nei confronti del nostro pianeta.
 
Linea adatta anche a chi è alla ricerca di accessori totalmente cruelty-free!
http://www.hellskitchen.it/


giovedì 9 giugno 2011

L’illusione della magrezza




Con l’arrivo dell’estate gli articoli che annunciano diete miracolose aumentano esponenzialmente e purtroppo anche le sperimentazioni su animali che promettono soluzioni rapide e indolori per perdere peso. Ricerche basate su assurdi test condotti su topi per ottenere dati non applicabili all’uomo o risultati già noti da tempo, abituando il lettore ad accettare il modello animale come quello di riferimento e illudendolo che basti una pillola per essere magri e belli.


Ne sono un esempio gli studi presentati all'Annual Meeting dell'Endocrine Society da Mariana Monteiro dell'Universita'di Porto dove si promette un vaccino antiobesità, che casualmente, nell’eventualità risultasse applicabile all’uomo, andrebbe comunque associato a dieta e ginnastica; o quello condotto da Edward List sull’effetto yo-yo delle diete che risulterebbero meno dannose rispetto ad un costante sovrappeso.

Ma anche in Italia non mancano pubblicazioni dalla più che dubbia utilità, infatti l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano in collaborazione con il siciliano Centro di agrumicoltura di Acireale, ha fatto dei test su ratti ipernutriti e cioè alimentati con cibi molto ricchi di grassi, scoprendo che somministrando agli animali come bevanda il succo di arance rosse della varietà Moro, si abbattevano i livelli di grassi nell’organismo, arrivando alla conclusione che consumando arance rosse si beneficia dell’effetto dimagrante e delle sostanze utili all’organismo contenute; dati scontati viste le raccomandazioni note da tempo sul consumo di frutti ricchi di antocianine e flavonoidi.

Sono decenni che si sperimenta su topi e ratti per curare l’obesità e trovare la cura miracolosa che faccia perdere peso senza fatica, ma ovviamente non è successo, anzi il numero di obesi è in tragico aumento e sarebbe più utile e corretto fare informazione e prevenzione sottolineando anche i più importanti fattori di rischio e cura, soprattutto nell’età scolastica.

La ricerca di base troppo spesso si macchia di violenze inaccettabili sugli animali, che comportano lente agonie che si concludono inevitabilmente con la loro morte. Oltre alle obbligatorie considerazioni etiche, la sperimentazione animale non consente alcuna applicabilità del dato all’uomo, ma con essa vengono lanciate solo futili promesse che fanno leva su ingenti problemi legati alla salute umana quali obesità e anoressia. La cura della salute individuale non può prescindere dalla necessità di una ricerca rigorosa sul piano scientifico e dall’educazione alla cultura della prevenzione fin dalla tenera età.



Fonte: M. Kuan LAV Lega Anti Vivisezione - Responsabile Settore Vivisezione













Il libro bianco dell'innovazione sociale



Interazione, innovazione e collaborazione sono i principi base della Social Innovation,  riproposti e rielaborati da Il libro bianco dell’innovazione sociale scritto da Robin Murray, Julie Caulier Grice e Geoff Mulgan e curato per l’edizione italiana da Alex Giordano e Adam Arvidsson.


Con un approccio decisamente realistico, dimenticando le teorie e le formule da manuale, il libro propone un’attenta e cosciente osservazione dei meccanismi odierni, filtrando il tutto con un forte senso critico volto alla praticità delle soluzioni.

Infatti nel libro non si propone di reimpastare modelli passati e distonici rispetto alle attuali dinamiche socio- economiche, ma si invita ad inventare nuovi modi per utilizzare le risorse di cui noi tutti siamo detentori: dalla sfida per la riduzione delle emissioni di Co2, alla lotta alla povertà fino alla salvaguardia per la salute delle persone.


Murray, Grice e Geoff definiscono la Social Innovation come un fenomeno che parte dal basso, dalla società moderna virata dalla spinta dirompente della nuova generazione, fatta di giovani caparbi ed entusiasti, pronti a mettersi in gioco.
La Social Innovation è quindi un fenomeno spontaneo che impone non soluzioni astratte ma nuove e concrete possibilità per il miglioramento degli obiettivi mondiali.
Dopo il crollo dei vecchi dogmi sociali , divenuti ormai obsoleti, la società mondiale si è trovata a fare i conti con una repentina decadenza dell’intero apparato socio-economico.
Per effetto domino, ciò ha portato ad un consequenziale compromissione del lineare andamento del mercato, ad un incremento vertiginoso dei costi e infine alla necessità di reinventarsi.

La sfida che lancia la Social Innovation è quella di riprendersi gli spazi e di attribuirgli nuovi segmenti di esistenza.


Il mix vincente della Social Innovation consiste prima di tutto nella definizione di un modello economico che si basa sulla combinazione di un nuovo tipo di economia che mescola sapientemente elementi passati con altri innovativi, caratterizzati da un forte uso di network ramificati per sostenere e gestire le relazioni, aiutati da ogni forma possibile di comunicazione dei confini sfuocati tra produzione e consumo.
Si tratta quindi di un forte impiego delle nuove tecnologie, sia dalla crescente enfasi che si suole dare alla dimensione umana.
Da qui si delinea l’immagine di un consumatore non più passivo alle varie forme di espressione di strategie di marketing, ma un attento utente pronto a partecipare attivamente ai processi di ideazione del prodotto.

Il libro è scaricabile da:


http://www.paywithatweet.com/pay/connect.php?id=5068840879fb791a7d80c9923bcf876b

Fonte: societing.org

lunedì 6 giugno 2011

Commissione: per ora nessun allerta sui germogli di soia

 La Commissione Ue non ha per ora lanciato una «specifica allerta europea» sui germogli di soia che, secondo le autorità tedesche, sarebbero la fonte del batterio E.Coli, in quanto il prodotto è stato individuato «in un'azienda tedesca identificata e precisa» e non viene esportato fuori dai confini della Germania. Lo ha detto la portavoce della Commissione Ue, Pia Ahrenkilde Hansen: «La Commissione Ue prende atto dell'annuncio della Germania, secondo il quale i germogli di soia provengono da una azienda specifica e identificata».

A tal proposito vi segnaliamo l'importante dichiarazione di Maria Grazia Pasca, responsabile marketing della linea BioAppetì, mirata a rassicurare circa i prodotti dell'azienda.
"L’accertamento del ruolo dei germogli NON coinvolge la soia in genere e i prodotti derivati dalla soia. Com'è noto, infatti, i cosiddetti germogli di soia non sono ottenuti dalla soia, ma dal fagiolo mung (che in Italia ci si ostina a chiamare del tutto impropriamente "soia verde", così come qualcuno chiama gli azuki "soia rossa"). Il genere della soia (Glycine max) è il Glycine, quello della cosiddetta "soia verde" (Vigna radiata) e degli Azuki (Vigna angularis) è invece il Vigna. Al di là della consuetudine italiana di apparentare leguminose esotiche sotto il comune nome di "soia", gli ingredienti di tofu, bevande di soia, condimenti ecc. NULLA hanno da spartire con il fagiolo mung.
Il Tofu e il Tempeh, derivati dalla soia, non hanno quindi niente a che fare con l’epidemia in questione. Con l’occasione segnaliamo tra l’altro che il Tofu BioAppetì viene prodotto esclusivamente con soia italiana acquistata in Emilia Romagna, regione dove Con.Bio. ha la sua sede.
In ogni caso anche per quanto riguarda i germogli di soia è evidente che NON si tratta di una caratteristica connaturata ai germogli in genere, ma solo a quella singola partita. Nessun problema quindi anche per altri prodotti che includano nella lavorazione l’utilizzo di germogli.
Tra i piatti pronti della gamma BioAppetì prodotti da Con.Bio. troviamo ad esempio due ricette che con germogli di soia tra i propri ingredienti: Quinoa con verdure e Farro e verdure piccanti. Ma anche in questo caso è doveroso precisare che il prodotto utilizzato niente ha a che vedere con il lotto incriminato e che si tratta comunque di un ingrediente che viene cotto al momento della realizzazione del piatto.
Con la speranza che si faccia definitivamente chiarezza rispetto alla situazione e che le comunicazioni in merito vengano date nel modo più specifico e corretto possibile in modo da evitare psicosi e colpevolizzazioni inutili e dannose, la nostra azienda è a disposizione per ogni chiarimento in merito".