mercoledì 7 settembre 2011

Ecologisti ci si nasce o ci si diventa? Intervista a Letizia Palmisano, ecologista e giornalista


Letizia 31 anni, romana. Ecologista e giornalista a forte vocazione ambientale. Questi sono, in poche parole, gli aggettivi che meglio la definiscono.
Con noi sta seguendo la Veg Hip Week attraverso una serie di interviste e speciali sul portale Low Impact.
Equology Ethic Competence …. ha deciso di intervistarla per farvi sapere qualcosa di più di lei.



Letizia, Ecologisti ci si nasce o ci si diventa?
Nel mio caso credo di esserci nata o almeno di aver avuto in me sempre un “seme green” che poi, anche grazie ad una serie di coincidenze fortunate e di persone molto preparate e sensibili (dalla famiglia alla scuola), è germogliato e continua a crescere ancora, perché non si smette mai di imparare come essere ogni giorno più sostenibile. Tuttavia ritengo anche che la consapevolezza si possa apprendere e in quel caso “correggere il tiro” e permette di diventare ecologisti anche da adulti: non è mai troppo tardi.

Con una laurea in giurisprudenza, peraltro in un profilo finanziario, come si arriva ad essere giornalisti “green”?
Oltre ad essere ecologista, ho sempre ritenuto importante mettere il proprio impegno in ciò in cui si crede. Non ho mai amato il “lamentificio” che derogasse agli altri il trovare soluzioni (e a volte la soluzione siamo noi stessi, ma la pigrizia è più forte della consapevolezza). Quindi ho sempre preso parte alle piccole tante battaglie anche a livello locale in cui l’ambiente, potete ben immaginare, rivestiva un ruolo fondamentale. Se ognuno poteva dare il proprio contributo, io cercavo di farlo attraverso blog, la rete e scrivendo comunicati. Da lì è iniziata la collaborazione con alcuni giornali fino ad arrivare all’iscrizione all’albo. E intanto la laurea e l’attività forense. Però ben presto, mi son accorta che mi mancava il mio “habitat”. Non riuscivo a relegare l’ecologia solo al tempo libero, ma volevo farne anche una piccola missione personale utilizzando le mie capacità e quindi prima con la scrittura e poi sviluppando una serie di competenze sulla comunicazione latu sensu.

Solo ambiente quindi?
No, ambiente vuol dire tante cose: una serie di innovazioni tecnologiche che permettano di vivere meglio a minor impatto ambientale, la salvaguardia di prodotti locali (e la riscoperta dei sapori) e la consapevolezza di ciò che si mangia, l’efficienza nelle pubbliche amministrazioni, immaginare come sarà lo sviluppo delle città e della società…




Dacci un paio di indicazioni Veg Hip…
Mi vengono in mente veramente tante cose. Dico le prime: ieri ho (ri)preso un po’ di intimo “bio”. La prima volta che ho letto “mais” e legno devo dire che ero un pizzico titubante. Ho dovuto felicemente ricredermi: sono eccezionali anche per il senso di “tocco di nuvola” che danno sulla pelle. Le altre nella cucina: prodotti freschi di stagione con una predilezione per frutta e verdura e per prodotti a Km zero. Mi piace definirmi locavora, come mi ha insegnato un amico veramente esperto in sapori del Lazio, Vincenzo Mancino.

Due piatti al volo, ‘sta volta dacceli tu, dopo quelli chiesti ai nostri ospiti…
La pizza con la cipolla: dopo 4-5 ore di lievitazione la ri-impasto con un po’ di cipolla prima soffritta in padella con olio e lascio ancora lievitare per circa tre ore Dopodiché spennello con un po’ del liquido tirato fuori dalla cipolla stessa assieme all’olio quando la soffriggo (che preventivamente metto da parte) e lascio cuocere in forno (classe A, ovviamente”). E il riso (che prendo sfuso) cotto immerso in poche dita d’acqua e della verza (o scarola, o quel che abbiate) con un pizzico di peperoncino. Beh quest’ultimo a dire il vero è calabrese, come a dire il vero anche la cipolla… di Tropea. D’altra parte, chi mi darebbe torto?.

Grazie Letizia!

http://www.letiziapalmisano.it/html/
http://info.lowimpact.it/
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